Burgio
Tra ceramiche e campane nell’ultima fonderia
L’antica Scirtea sicana era nota da tempi antichissimi, come raccontano i ruderi del castello inaccessibile di Acristia, ma di Burgio si inizia a parlare sotto l’emiro arabo Hamud. Nel Trecento finì nelle mani dei Peralta poi dei Gioeni, poi dei Colonna. Nel convento dei Cappuccini c’è una delle più impressionanti raccolte di mummie, perfettamente restaurate, oltre che scheletri e arredi funerari. Venire qui vuol dire perdersi tra il suono delle campane dell’ultima fonderia, il profumo intenso delle ceramiche stagnate, i chiaroscuri dei portali in pietra.
Burgio
Tra ceramiche e campane
nell’ultima fonderia
L’antica Scirtea sicana era nota da tempi antichissimi, come raccontano i ruderi del castello inaccessibile di Acristia, ma di Burgio si inizia a parlare sotto l’emiro arabo Hamud. Nel Trecento finì nelle mani dei Peralta poi dei Gioeni, poi dei Colonna. Nel convento dei Cappuccini c’è una delle più impressionanti raccolte di mummie, perfettamente restaurate, oltre che scheletri e arredi funerari. Venire qui vuol dire perdersi tra il suono delle campane dell’ultima fonderia, il profumo intenso delle ceramiche stagnate, i chiaroscuri dei portali in pietra.
L’antica Scirtea sicana era nota da tempi antichissimi, come raccontano i ruderi del castello inaccessibile di Acristia, ma di Burgio si inizia a parlare sotto l’emiro arabo Hamud. Nel Trecento finì nelle mani dei Peralta poi dei Gioeni, poi dei Colonna. Nel convento dei Cappuccini c’è una delle più impressionanti raccolte di mummie, perfettamente restaurate, oltre che scheletri e arredi funerari. Venire qui vuol dire perdersi tra il suono delle campane dell’ultima fonderia, il profumo intenso delle ceramiche stagnate, i chiaroscuri dei portali in pietra.